Maurizio Costanzo, Ernest Hemingway, TV Sorrisi & Cazzotti

 

“La vita degli uccelli è più dura della nostra, tranne per gli uccelli da preda, pesanti e forti. Perché sono stati creati uccelli delicati e fini come queste rondini di mare se l’oceano può essere tanto crudele? Ha molta dolcezza e molta bellezza. Ma può diventare tanto crudele e avviene così d’improvviso e questi uccelli che volano, tuffandosi per la caccia, con quelle vocette tristi, sono troppo delicati per il mare”.  (Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare)

Sono sempre stato lento a carburare. Una cosa che per quest'epoca di lirico e mitico stupore non è certo una skill positiva. Però vado avanti, anzi torno indietro volentieri e vi dico come vedo le cose. È stato un periodo che definire difficile, travagliato e complesso, sarebbe anche riduttivo, eppure bisogna andare. 

Andare, sì, ma poi dove? A commentare la bacheca di Gianni Morandi, con una battuta, con un'emoticon, per disseminare luce e speme, per lasciare il segno. Un segno che come una scritta sul bagnasciuga del web dura forse più di un attimo. Un attimo che però non possiamo controllare, né veicolare. Surfando sull'onda più anomala, diceva qualcuno.

Secondo Bauman basta pensare al cambiamento di valore della parola amico tra ieri e oggi in internet per capire come i rapporti siano diventati facili e superficiali. I nuovi rapporti vivono di monologo e non di dialogo, si creano e si cancellano con un clic del mouse, accolti come un momento di libertà rispetto a tutte le occasioni che offre la vita e il mondo. In realtà, tanta mancanza d'impegno e la selezione delle persone come merci in un negozio è solo la ricetta per l'infelicità reciproca.

Ritengo sia vero, ma a differenza del grande sociologo, penso possa essere una moneta di scambio, un punto a favore di una generazione che sta imparando, a proprie spese a vivere con e senza il web, con e senza i social. Sarà forse uno sforzo che vale quanto la proverbiale candela, ma non è poi semplice capire, quando si è dentro la tempesta, da che parte soffia il vento. Il vento del cambiamento, il vento delle novità. E le novità ti cascano sulla testa, mentre sei immancabilmente distratto o distante. 

Viviamo un tempo anomalo, che si dilata e si restringe. Il tempo oggi è un argomento che mi sta a cuore, che mi appassiona. Come ogni altro ordinario sadismo. La vita è un gioco, ma più spesso la vita è mettersi alla prova, fino a quando possiamo, finché dobbiamo. Uscire di casa, anche per fare due passi, scambiare una parola con un estraneo, aiutarlo a ritrovare le chiavi che pensava di aver perduto, ma che invece aveva solo "dimenticato" in tasca. Ridere di questo, dire qualcosa di gentile. Tutto questo è ancora possibile. Ed è possibile ascoltare un disco per intero. Senza internet, senza bisogno di accedere a una piattaforma di streaming. Almeno per me. Per la mia generazione. 

Non è un sogno, non è teoria. E se lo vuoi con forza, non è sogno e non è realtà. Ci sono altri passatempi che mi appassionano. Seguirò quelli dunque, ricomincerò a cercare verità e bellezza, ma anche menzogna, negli occhi di chi osserva, nella mente di chi non è stanco, non è rassegnato e non vuole sottostare a tutto questo ordinario dolore. 

Forse domani, sì domani potremo iniziare a costruire un mondo più simile a noi, a quello che vogliamo diventare. Qualcosa di meglio, ma più probabile qualcosa di altro, differente. Non ci costa troppo pensare di farlo. La ragione non può nulla dinnanzi al sentimento. È una vera ossessione che parte dalla mente per arrivare alla carne, in un cortocircuito che stordisce, provocando nausee e vertigini. Togliendoci ogni capacità e giudizio critico, ogni risorsa che possa fare appello sul nostro essere razionali. I cinici sono d’accordo nel posizionare il piacere come se non fosse altro che un buon pasto, una droga fatta di vino e ambrosia, una miscela chimica aliena, da immettere consapevolmente nel nostro organismo, allo scopo di stordire, di provocare beatitudine. Annullando il nostro io razionale. Fino all'estasi suprema. Questo sentimento popolare nasce nel momento in cui apprendiamo notizie di vario genere. Ci casca tutto in testa e non c'è molto tempo per pensare e per analizzare. 

Così senza soluzione di continuità mettiamo nello stesso calderone, come se fossimo dei galli da combattimento, Maurizio Costanzo, Marco Mengoni e il Festival, la Ferragni e i guai di Andrea Agnelli, la crisi economica e il conflitto tra Russia e Ucraina. Ma è tutto un polpettone difficile da setacciare, perché non c'è tempo e la notizia finché verrà assimilata, è già passata. Un battito di monociglio e poco più, tanto per utilizzare un'espressione dei nostri tempi. 

Anche il cinema oggi riflette questo modus operandi. Non è più lo specchio adeguato dei tempi che stiamo vivendo e attraversando, meglio la buona, cattiva televisione, meglio il format seriale, che con la loro ripetizione comunica meglio, entrando in sintonia con questo nuovo modo di fruire e di sentire, il movimento popolare che nasce da meccaniche grette e ultras-terrene. Non è tempo per sognare e per viaggiare. Anche i voli pindarici, devono essere a tempo, come un pezzo Trap, come un taglio di capelli a scodella stile Lazza. Ve lo dice uno che non ha ancora assimilato l'ultimo disco di Leonard Cohen, You Want It Darker del 2016, stesso anno del Nobel a Bob Dylan. 

“Comunque questa è un'altra storia, questo è Hemingway” proprio come diceva la canzone.

 

Dario Greco


- DANCE ME TO THE END OF LOVE -

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