Invocando tutti i miei poeti guerrieri
Invocando tutti i poeti guerrieri scesi in strada e pronti alla battaglia. Antichi saggi di tempi ancestrali, ma più magnanimi.
Riesco ancora a percepire la tua voce gentile che canta per me questa nenia di dolce sentir. Sappiate che queste nostre parole non sono affatto sbagliate. Ora noi possiamo sentire questo eccesso d'amore che il poeta porta in dote. La luce che ci tiene forte nel corso del tempo diventa crudele, zampillando sangue in una emorragia che non è semplice bloccare. Sarebbe saggio adesso gettare le nostre reti in mare, perché il viaggio potrebbe essere lungo. In un mondo che presto potrebbe morire, cedendo il passo all'oscurità, abbiamo viaggiato molto su questa strada, oltre la mezzeria, destreggiandoci tra poemi e canzoni malinconiche dove però i nostri sogni sanno ancora guidarci come cavalli selvaggi nella tempesta. Forse non c'è più molto tempo e potrebbero non vivere tanto a lungo in quanto tutto l'odio del mondo ghermisce questa fioca luce di speme. Infuriano i giorni della battaglia e un dio barbaro guida i giorni del giudizio ormai alle porte. Serreremo i ranghi e saremo pronti a dar battaglia ancora una volta, un'ultima volta. Stringiamoci in un caldo e fraterno abbraccio di blasfemia e peccato. Scenderemo a patti con il demonio barattando la nostra povera anima per una ricompensa terrena. L'unica regola è vincere, la sola consegna da tenere è resistere: adesso. Qui e ora, conta solo il noi, conta solo nostro fratello, il compagno d'arme più stretto e prossimo. Adesso non c'è più nessun posto dove correre. Ora non c'è più nessun posto dove nasconderci, in questo mondo che piange da tempo. So che hai sofferto, anche noi abbiamo sofferto, e anche noi abbiamo paura della morte. E abbiamo al contempo paura della vita. Oh, troppi di noi sono stati rotti e strappati. I nostri cuori sono diventati freddi nell'attesa. Beh, so che non siamo più saggi. Vedo che siamo persi, so che questo mondo è in caduta libera, ma arriva un momento in cui la sola cosa da fare è vivere, tempo di cominciare a vivere. Piuttosto che sprecare le nostre vite, costruiamo un mondo migliore capace di nascere dal nostro sacrificio, dal nostro orrore quotidiano. Per troppo tempo abbiamo sanguinato invano, ma adesso bisogna aprire i nostri cuori, aprire le nostre porte e correre incontro al proprio destino.
Ovunque un individuo si separa dalla folla per andare per conto suo esiste un crocevia, dove i viandanti seguendo la strada maestra possono scorgere un vuoto nella palizzata, l’oblio è prossimo. Prossima fermata: gli inferi. L’urlo e il furore, siamo in piena tempesta, noi siamo tempesta, forse. Ed è giunto il momento di batterci fino alla fine, senza risparmiarci. Non ora, non qui. Sento che il mondo sconosciuto è prossimo, e sento che l'orgoglio svanirà e la gloria marcirà, ma la virtù sopravvivrà e non sarà dimenticata. Ora c'è blasfemia su ogni lingua; che dicano che ho camminato nella bella luce della natura e che fui leale alla verità ed al bene. Guardiamo verso l'alto, al di là delle tenebre delle maschere, le meraviglie dell'alba nell'erba verde e profonda, in quel bosco ora macchiato di sangue dove i nostri compagni non si sono certo sognati di arrendersi, non volevano cedere nemmeno mentre stavano cadendo sotto il fuoco nemico, traditi dal nostro cuore stanco e vigliacco. Gli altari stanno bruciando con alte fiamme lontane. Guardiamo mentre aspettiamo il nostro momento che presto giungerà. E' l'ultima ora dell'ultimo giorno dell'ultimo anno felice. Ascoltiamo ancora una volta questa musica che arriva da una terra lontana, da un posto migliore.
Dario Greco
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