Del perché stiamo morendo (dentro)


Perché stiamo morendo dentro

Something in the Air. C’è qualcosa nell’aria, diceva una vecchia canzone, che sta soffiando. E c’è qualcosa che sta succedendo adesso, ma che noi non vediamo. Siamo persi sui nostri iPad, siamo persi nelle nostre grigie esistenze. Aggiornamenti di status, aggiornamenti di sistema operativo. Ma ci cambiano le password e non riusciamo più ad entrare nel nostro personale codice del dolore. Abbiamo confuso il viaggio con la destinazione, la ricerca con lo scopo.

Scegliamo. Viviamo. Svegliamoci. Viviamo in un’epoca post autentica. Post reale. E tutto viene scandito da una connessione wireless.

Si è persa qualcosa tra l’invio e la ricezione dei dati, tra la macchina di carne e la nuova visione al silicio. Ottimo conduttore, pessimo compagno di strada. Possiamo forse tornare alla nostra reale natura. Smettere i panni dell’uomo cibernetico è di sicuro meno comodo, comporta dei sacrifici, ma non è impossibile. 

Abbiamo ancora una tenue speranza di far sopravvivere un pensiero, un mood di autenticità. È scritto da qualche parte nel nostro codice genetico che siamo destinati a soffrire e a sacrificarci. Il nostro pensiero più immediato è la sopravvivenza. L’istinto di auto conservazione. Ed è questo che ci rende violenti, aggressivi e vitali. Ed è questo che non arriva dentro i meccanismi. Perché sono solo macchine, algoritmi, microchip. Ma ciò nonostante, dietro ai nostri schermi c’è ancora sudore, dolore, aspirazione.

Torniamo a vivere di esperienze reali, torniamo a toccare e a sentire il lavoro, le persone che ci stanno accanto. Torniamo a sudare e respirare, se necessario torniamo a sudare e a perdere qualcosa. Non possiamo cadere sotto i colpi di un’economia virtuale, di una coscienza sintetica che tutto digerisce, cancella, dimentica. 

C’è una grande mente che cancella. C’è una grande ideologia che ci vuole tutti competitori e opposti a noi stessi, è una battaglia virtuale col nostro commilitone, compagno, fratello e conoscente. La battaglia si sta combattendo a colpi di click e di link, si striscia un badge e siamo convinti di non aver fatto nessuna azione violenta o pericolosa, ma non è così. Stiamo distruggendo la nostra identità culturale, sociale ed umana.

Hanno cambiato in fretta le regole per confonderci e per tenerci in pugno. Ma basta smettere queste abitudini da barbari tecnologici per tornare ad avere un ruolo uno scopo e una aspettativa. È il momento di tornare a vivere e ad essere ciò che siamo: esseri umani e pensanti. 

Svegliamoci, torniamo a vivere l'essenza delle nostre esistenze. Facciamolo prima che sia troppo tardi. Qui e ora.


(Scritto il 23 marzo 2012)

Dario Greco


 Illustrazioni originali realizzate da LE ORIGINI DEL MALE

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