Attraverso il confine della solitudine


Cerchi di comportarti come vogliono gli altri, ma è un tormento. Spigoli taglienti non smettono di ferirti.

Fai del tuo meglio per restare a galla, ma a volte non basta. Ci sono momenti in cui tutto sembra deragliare. Non è un binario morto, ma la tua vita quotidiana. L'asse terrestre pare inclinato un altro po'. 

Radicali mutamenti del clima minacciano le onde del pianeta. Caos ovunque ti giri, ma è la tua stanza, il tuo studio, la tua vita. Modus operandi che hai deciso di adottare per sentirti meno solo, per trovare accoglienza, al posto di degrado e desolazione. Tra pregiudizio e morte, fame e distruzione. Viene giù tutto come una valanga e tu resti intrappolato dentro, nonostante gli inutili sforzi per tentare di liberarti. Come quando in una notte inquieta ti rigiri in un letto sfatto e le coperte ti si stringono attorno agli arti ed è inutile dimenarsi. 

Bisogna trovare la forza e il coraggio per destarsi completamente, pur nella consapevolezza che lì fuori è un gran brutto mondo e che il tepore sparirà, mentre la notte si impone e ti sta cascando addosso giù dal cielo come un macigno di inadeguatezza. Sono tempi turbolenti per chi è inquieto di spirito. Anarchia. L'aria piena di veleni e la città è ostaggio della disorganizzazione. Niente riesce a stare più al suo posto, nemmeno i calzini nel comodino. I soldi non comprano più niente di buono e cosa peggiore non influenzano nessuno, non più. Ti muovi incerto mentre gli altri ti esortano a proseguire. Vai a passo di marcia, confidando nel tuo karma, invocando la tua divinità personale che però si è presa un lungo periodo sabbatico adesso. Proprio nel momento in cui avevi più bisogno di sostegno. Lungo le torri di Guardia, attraverso il confine della solitudine.

Tenti di invocare memorie di amicizia, ma non riesce più a trovarle. Le cerchi in stanze dove si sono accumulate ambizioni da tempo abbandonate. Sono stanze vuote, dove le menti più acute che tu abbia conosciuto sono state tagliate e rimesse assieme. Non ti è rimasta una sola parola educata per chiunque parli con te, ora il tuo senso dell’essere è stato sigillato dall’interno e non può uscire. Tutto svanisce adesso: puoi stringerti ai fantasmi del passato, puoi dare la caccia alle ombre che ti perseguitano, ma sei stato vittima di energie distruttive e ne sei più che consapevole. Fulmini dal cielo e rocce scagliate contro il tempo, ma il tempo non ha smesso di persistere. Il cuore te l’hanno colpito troppo forte, adesso non funziona più come prima, ma non zampilla sangue, per cui nemmeno ti accorgi né ammetti a te stesso di essere ferito. Ci deve essere qualcuno che ti ascolterà. Ci deve essere una via di uscita! Dove te ne andrai? Come puoi identificarti con un mondo che ti ha messo da parte, un mondo che s’è preso tutto senza nemmeno chiedere, un mondo addormentato, ma pericoloso, si è adagiato nel paese dei sogni e degli incubi, prendendosi una pausa riflessiva lunga, infinita. Lungo le torri di Guardia, lungo il confine della solitudine.

L'ostilità e il disordine sono come un sogno orribile, ti senti segnato a dito e isolato. Tutto il sottosopra del presente ti ha squassato, non riesci a descrivere quello di cui sei testimone e sei incapace di provare alcunché, ma anche se potessi, chi sarebbe disposto ad ascoltare, adesso. Tutto è vano, instabile e insicuro. Ci sei proprio finito in mezzo, sei un bersaglio facile, e continui a rivolgerti al karma, implorandolo di trovare una via d'uscita. Hai raggiunto quella stazione della vita in cui il lavoro non ha più senso, ed è stato così da quando il dolore è venuto a bussare alla tua porta, al canto del gallo, dolore e disperazione alla prima luce dell'alba, sconfiggendo le luci brillanti dei cieli. Adesso vivi una vita distratta e svagata, ma non cedi alle emozioni, altrimenti ne saresti travolto. Non ti farai travolgere, non perderai mai l'equilibrio, nemmeno in questa circostanza che rappresenta il crollo del tuo mondo. Ora e per sempre, davanti a un colpo di tale portata, le cose della vita non ti faranno né caldo né freddo. "Dev'esserci una via d'uscita", disse il giullare al ladro, "C'è troppa confusione, non riesco a trovare sollievo. Uomini d'affari bevono il mio vino, contadini scavano la mia terra, nessuno di loro lungo il confine sa quale sia il valore di ciò." Che rintocchi la campana della fermezza e della virtù, che suonino le sirene per tutto quello che è giusto e che non ha prezzo. 

Il volto raggiante, sorridente, la tua parte migliore, la tua controparte genuina. Nel pensiero misuri tutto ciò che vedi con i tuoi passi, i rami che si stendono sopra il trifoglio, i mazzi fioriti di un giorno d'estate. Proprio accanto a te vedi tutto ciò che ami, tutto quello per cui vale la pena di vivere, lottare e sperare. Tutto ciò che è bello e giusto, tutto ciò che è naturale. Adesso vaghi per la campagna e ascolti gli inni delle cerimonie funebri. La visione del suo volto non ti abbandona, la tua ragione di esistenza è stata portata via su un nero vagone. Il tuo entusiasmo per la vita sì è estinto, ma ancora, più di tutto, c'è la fatica quotidiana. Non c'è più niente in cui metti un po' di sforzo, tranne per quello che è necessario. 

Adesso i colori della vita si sono oscurati e ti senti come se le tue ossa abitassero il corpo di uno spettro. Lungo le torri di Guardia, attraverso il confine della solitudine.

Dario Greco

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